Itinerari
Da Lecce al bosco di Rauccio
Categoria: Itinerari di Cicloamici Lecce
Lecce, Chiesa della Madonna d'Aurio, Masseria Paladini, Masseria e Parco di Rauccio
Il percorso è su una distanza di circa 35 km. ed è prevalentemente asfaltato, con solo alcuni chilometri di strade sterrate di ottima qualità (strade bianche). E’ tutto su strade secondarie intercomunali (inserite nel tracciato delle Ciclovie del Mediterraneo CyronMed) con soli 100 metri di strada provinciale.
Si pedala nella campagna a nord di Lecce, partendo dal Foro Boario e attraversando Borgo San Nicola. Dopo aver lasciato sulla nostra sinistra la Casa Circondariale e aver scavalcato la Tangenziale Est (i cui cavalcavia costituiscono in pratica le uniche “asperità” del percorso!) si volta a destra seguendo l’indicazione per la Chiesa della Madonna d'Aurio, che si raggiunge dopo aver attraversato la Provinciale 94. Una breve visita all'edificio in stile romanico e poi si torna indietro solo di una decina di metri per prendere la stradina sterrata che aggira la Chiesa e che conduce alla ricerca delle “energie alternative”. Infatti si avvista subito la vecchia discarica Fondo “Da Rio”, usata adesso per la produzione di energia da biogas da RSU, e da pochi anni sovrastata da un impianto fotovoltaico da circa 400 kW, e poi, seguendo la strada che aggira il recinto della discarica, si giunge nel Parco Eolico di Lecce (formato da 18 aerogeneratori Vestas da 2 MW ciascuno).
Attraversato completamente il Parco Eolico, si arriva sulla provinciale Surbo-Torre Rinalda che si percorre per soli 100 m per svoltare subito a destra in una strada asfaltata immersa nell’oliveto, che raggiunge un Centro Radio dell’Esercito. Proseguendo oltre si arriva alla Masseria Paladini, caratterizzata da una grande colombaia. Svoltando infine a sinistra sulla Strada della Riforma Fondiaria si arriva in breve all’accesso alla Masseria e al Parco di Rauccio. Dopo la visita, il rientro avviene lungo la stessa Strada della Riforma Fondiaria che si segue fino all’incrocio con Via Vecchia Frigole, lungo la quale si rientra a Lecce.
Lu Riu
Lu Riu è l'antica tradizione dei leccesi di trascorrere la giornata con una gita fuori porta, una breve scampagnata nei dintorni della città il giorno successivo al lunedì dell'Angelo. Sia il nome che la tradizione sembrerebbero affondare le radici nella venerazione dei Leccesi verso la Madonna di Loreto, la cui forma dialettale (d'Aurio, d'Auriu) è stata trasformata fino a diventare Lu Riu. La devozione dei fedeli si manifestava nel pellegrinaggio alla chiesa a Lei dedicata, edificata nell'XI secolo, situata nelle campagne a nord della città, pellegrinaggio al termine del quale i devoti erano soliti consumare i pasti portati da casa.
Il Parco Regionale Bosco e Paludi di Rauccio
Una volta, quando era più esteso e folto, era conosciuto come il "Bosco di Lecce", ed è uno degli ambienti naturali più belli di Puglia. Oggi, notevolmente ridimensionato per effetto della deforestazione ad opera dell'uomo, ripetutasi nel corso dei secoli, ha un'estensione di circa 500 ettari e prende il nome dalla masseria del 1718 che si trova nei pressi. La zona è di grande interesse naturalistico per tutta la Comunità Europea, al punto da essere stata elevata al rango di Parco Naturale con legge regionale del 2002. Oltre a tante essenze arboree preziose, a Rauccio, infatti, ci sono anche le sorgenti dell'Idume che creano una zona umida di primaria importanza ecologica.
La Torre della Masseria costituiva un elemento di un sistema difensivo e di allarme in realtà mai utilizzato per gli scopi originari, ma restato nei secoli successivi a dare forma al territorio. Accanto alla Torre si conservano la Torre colombaia e un rudere della Cappella.
All'interno del territorio del Parco si snodano quattro percorsi tematici principali: Botanico, Faunistico, Idrologico, Storico-culturale.
La Masseria Paladini e la Torre Colombaia
L'allevamento dei colombi ha sempre avuto una rilevante importanza economica ed alimentare. Le loro carni apportavano infatti un importante contributo proteico alla dieta, mentre il guano costituiva un preziosissimo strumento per il rinnovamento della fertilità della terra: il colombino era particolarmente indicato per la vigna. La costruzione delle maestose torri colombaie risale in genere al '500, anche come elemento di visibilità de potere del signore o feudatario, il cui stemma campeggiava sui muri, che poteva promulgare severissimi divieti alla caccia nei territori circostanti le colombaie.
Da un punto di vista strutturale le torri colombaie hanno forma cilindrica o di parallelepipedo, senza che ciò, probabilmente, possa costituire un indicatore cronologico certo. L'interno di questi edifici è letteralmente stipato di cellette disposte su vari piani, in numero anche di diverse centinaia. I vari livelli sono collegati da scalinate (a spirale o no) che consentivano di raggiungere tutte le file di nicchie.
La manutenzione di queste città dei colombi non era particolarmente impegnativa, in quanto questi, fatta eccezione per l'acqua, erano praticamente autonomi da un punto di vista alimentare. A provvedere a tutte le esigenze degli animali pensava tuttavia un operaio specializzato, il torriere.
Per facilitare ai colombi il reperimento di cibo molto spesso le torri erano erette o in aree coperte di macchia o bosco, in ogni caso incolte, o ai margini di esse.
Nel complesso della Masseria Paladini Piccoli, databile alla fine del XVII secolo, è possibile scorgere la torre colombaia di forma cilindrica coronata da un anello sorretto da mensole e provvista di una finestra dalla quale si accedeva, per mezzo di una scala a pioli removibile, alle rampe di scale in muratura.
Informazioni sul percorso
Tempo di percorrenza: 5 ore incluse le soste
Difficoltà: bassa/media (solo alcuni tratti di sterrato richiedono un po' di attenzione).
Dotazioni: acqua, pranzo a sacco, dotazioni standard per combattere eventuali forature e freddo/pioggia, caschetto protettivo.
Dislivello: nullo